Domenica si vota. Una delle questioni più importanti da dibattere avrebbe dovuto essere quella dell’energia, ma non se ne è parlato affatto. Ancora una volta abbiamo perso una grande occasione per dimostrare di essere un popolo maturo, attento, orientato al futuro, stufo di parlare di Bunga Bunga e improbabili rimborsi. Non mi reputo un esterofilo, ma continuo a incontrare imprenditori che stanno pensando di emigrare in Svizzera, Austria, Slovenia. Il motivo è semplice. Lì le regole sono certe e le tasse più basse. Anche in campo energetico le cose funzionano un po’ diversamente. In Svizzera due anni fa, per esempio, prima delle elezioni federali, a tutti i candidati è stato chiesto se fossero o meno favorevoli a una carta dell’energia con 8 punti precisi. L’anno scorso la Svizzera ha annunciato l’uscita dal nucleare e avviato misure concrete per favorire il risparmio energetico e lo sviluppo delle fonti rinnovabili. In Italia abbiamo presentato 10 proposte diverse. Quella dell’associazione FREE, che riunisce tutte le associazioni che a vario titolo si occupano di rinnovabili, è un documento con 15 domande. Quella di Aper, l’associazione dei produttori di energia da fonti rinnovabili, si sviluppa in 26 punti. Non dico che siano state ignorate, ma quasi. Nel frattempo sono apparsi nuovi articoli di illustri economisti o dei soliti personaggi in cerca di una ribalta e facili guadagni (ogni riferimento a Chicco Testa ex presidente di Legambiente, attuale nr 1 di Assoelettrica e neopaladino dell’atomo, non è assolutamente casuale) per sostenere che il costo dell’energia elettrica in Italia è troppo alto a causa degli incentivi concessi al fotovoltaico. Una balla clamorosa! Iniziata a circolare nel 2010, prima dell’avvento del IV Conto Energia firmato dal ministro Romani. Tornata prepotentemente alla ribalta nell’aprile scorso, prima dell’emanazione del V Conto voluto da Corrado Passera.

ENEL BLACK POWER Chi tocca muore! nasce da qui. La prima domanda che mi sono posto è stata: ma è vero che il fotovoltaico ci costa così tanto? Subito è stato chiaro che il vero obiettivo era quello di bloccare un mercato che stava crescendo a ritmi vertiginosi nonostante la crisi economica. La seconda domanda è stata: chi ha interesse a far circolare simili menzogne? I poteri forti, mi hanno risposto. Chi cazzo sono i poteri forti? Io faccio nomi e cognomi. Già dal titolo si capisce!

Nel rispondere alla prima domanda ho scoperto cose vergognose come il CIP 6, una delle voci che tutti paghiamo in bolletta dal 1992. Sono riusciti a far passare per energie rinnovabili gli scarti di produzione delle raffinerie e gli inceneritori. Ho scoperto anche che non è vero che gli italiani pagano più cara l’energia elettrica rispetto a un tedesco. Non tutti, almeno. L’utente domestico che non supera i 3000 kW/h all’anno, per esempio, spende un po’ meno. I grandi consumatori come Alcoa (ve la ricordate?), le ferrovie e molte grandi aziende spendono addirittura molto meno rispetto ai loro competitor tedeschi. Per giustificare lo sconto, che poi vi dirò chi paga, si sono inventati il contratto di interrompibilità. In sostanza Alcoa e un manipolo di altre aziende energivore accettano che in caso di necessità il gestore della rete possa interrompere la fornitura di energia (evento che non si è mai verificato) e in cambio pagano un terzo del costo. I restanti due terzi vengono spalmati sulle bollette delle piccole e medie imprese e sui privati che consumano più di 3000 kWh. Sono loro che pagano il 30% in più. Curiosamente chi si lamenta e diffonde dati fuorvianti è Confindustria che non mi pare abbia mai difeso gli interessi dei piccoli imprenditori. Stranezze italiche.

Non è strano, invece, che in campagna elettorale, a parole, si dicano tutti favorevoli al cosiddetto sviluppo sostenibile. Cosa significa? Ogni partito lo interpreta a proprio comodo.

Per Monti la sostenibilità è squisitamente economica: se abbiamo i soldi possiamo permettercelo, altrimenti no. Per trasformare la penisola in un hub del gas, però i soldi pare non sia un problema trovarli.

Nel programma del PDL, che fino al precedente mandato ha puntato sul nucleare, non c’è traccia di azioni concrete, soltanto auspici in favore di un generico sviluppo delle fonti rinnovabili e della rete elettrica. I Fratelli d’Italia, uno degli alleati, insieme con la Lega, si spingono un po’ oltre e vorrebbero che capeggiassimo il consorzio internazionale per la fusione nucleare. Quello che chiamano nucleare pulito, una cosa di cui si discute da almeno un decennio, che non esiste ancora, con un budget per verificarne la fattibilità che supera i 10 miliardi di euro.

Per Fermare il declino, invece, lo stato non dovrebbe semplicemente cercare di aumentare la concorrenza, senza avere alcuna strategia in materia e lasciare che sia il mercato a regolarsi. Rivoluzione civile non approfondisce la questione, pur auspicando una mobilità sostenibile.

La strategia del PD è di difficile lettura, perché le racchiude tutte. Sembra la vecchia DC. Carlo Stagnaro dell’istituto Bruno Leoni e fondatore di Fermare il declino che ho intervistato nel libro ha fatto una battuta condivisibile. Il PDL non ha una posizione, il PD le ha tutte. SEL ha probabilmente il programma più completo su ambiente e rinnovabili, ma si troverà isolato tra i suoi stessi alleati. Personaggi di spicco pro rinnovabili sono stati esclusi dalle liste del PD, mentre si è scelto di candidare l’ex vice direttore del corriere della sera, Massimo Mucchetti, che non perde occasione per parlare di demagogia verde come se fosse l’addetto stampa delle lobby di gas e petrolio.

Grillo è l’unico che ha posto al centro del programma elettorale ambiente e rinnovabili, ma bisogna andare sulla fiducia perché nessuno conosce i futuri eletti. Le risposte al questionario di FREE (le potete trovare qui: http://www.free-energia.it/j/images/docs/3_risposte_m5stelle.pdf), arrivano senza dubbio da una persona competente in materia, ma non è dato sapere chi sia, nonostante parli spesso in prima persona. La sensazione che sia difficile anche all’interno del Movimento capire chi abbia le competenze e l’autorizzazione per esprimersi è fondata. In Lombardia nonostante l’insistenza, non sono riuscito a trovare un interlocutore, ho sentito soltanto due candidati nel Lazio e mi pare abbiamo le idee abbastanza confuse su come raggiungere gli obiettivi. In particolare puntare su aste e certificati bianchi o verdi, mi pare una scelta destinata a premiare ancora una volta più la finanza che l’innovazione.

Insomma ambiente ed energia non sono né di destra né di sinistra, ma vengono trascurati da tutti gli schieramenti.

Resta in sospeso cosa si debba intendere per sviluppo sostenibile. La risposta che preferisco è questa: sviluppo sostenibile è quello che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere le capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.

Se, però, volessimo guardare soltanto gli aspetti economici, occorrerebbe farlo in modo completo. Nel libro riporto una dichiarazione della commissaria europea Connie Hedegaard che spiega in modo semplice e comprensibile a tutti perché combattere la crisi climatica può aiutare a uscire dalla crisi economica.

Buon voto a tutti.