Giallo testa
Un giallo senza assassino
Chi ha ucciso le rinnovabili?
Di Chicco Testa, Giulio Bettanini e Patrizia Feletig
Si sono messi in tre per scrivere un raccontino giallo di 30 pagine e si sono dimenticati di svelare chi sia l’assassino. Il motivo di cotanto poco coraggio è abbastanza facile da intuire pensando alle cariche ricoperte in passato, e a quelle attuali, del primo autore. C’è, però, un’altra ragione, ancora più importante. Politici e poteri forti al massimo rischierebbero un’incriminazione per tentato omicidio. Fortunatamente non c’è nessun cadavere. Anzi, nel lungo periodo, a rischiare l’estinzione sono proprio i colpevoli non citati. Lo dimostra, senza volerlo, perfino la tesi di fondo del pamphlet che si può riassumere in poche righe: il fotovoltaico rappresenta il futuro, ma i soldi investiti per lanciare la tecnologia in Italia sono stati spesi male.
Fa piacere scoprire che se ne sia accorto anche uno dei membri più influenti dell’establishment politico imprenditoriale nazionale. Gli elettori italiani lo hanno già capito da tempo, come dimostrano i risultati dei referendum su acqua pubblica, nucleare e lo tsunami che ha spazzato via un quarto della vecchia nomenclatura alle ultime elezioni politiche. Il resto verrà da sé.
Tornando al giallo stile Mondadori Anni ’70, si intuisce un contraddittorio apprezzamento per quanto realizzato in Germania, dove le famiglie spendono 2,5 volte in più rispetto a quelle italiane per finanziare il fotovoltaico. I tedeschi, però, hanno sviluppato una filiera industriale significativa e, soprattutto, non sono strozzati da una burocrazia inutile e dannosa.
Insomma, le critiche sono molto più condivisibili di quanto si possa credere, ma inutili. Ormai gli incentivi stanno per esaurirsi e sarebbe meglio guardare al futuro, invece di recriminare su un passato che non possiamo cambiare.
Testa, Bettanini e Feletig fanno qualche accenno ad accumulatori, smart grid, scambio sul posto, ma non forniscono alcuna indicazione interessante su come se ne potrebbe accelerare lo sviluppo.
A fine lettura, occorre domandarsi che senso abbia una pubblicazione del genere. Perché scagliarsi contro l’ingordigia di alcuni senza neppure citarli (non si tratta soltanto di fondi di investimento stranieri) e tacere dell’incompetenza e dell’ingordigia di chi ha ben più ampie responsabilità?
Un motivo c’è, ma questa volta non ve lo dico io.
Andrea Fontana

P.S. Se avete voglia e tempo, consiglio la visione di questa intervista collettiva a Chicco Testa alla quale ho avuto il piacere di partecipare grazie alla community Giornalisti per l’ambiente di Google+