Andrea Tomasi e Jacopo Valenti sono due giornalisti trentini. La farfalla il simbolo della promozione turistica della provincia autonoma, un esempio per qualità della vita e buona amministrazione nell’immaginario collettivo. Scoprire che non tutto funziona come dovrebbe e che, invece di esportare un modello virtuoso, anche in provincia di Trento si importano pratiche illecite tristemente alla ribalta della cronaca in altre regioni è una brutta notizia. Fumi, diossina, scorie, aria e terreni inquinati esistono anche in Trentino, dove si parla di ambiente salubre e difesa del territorio. Dal sogno si passa all’incubo, l’incubo dell’inquinamento, della contaminazione da scorie tossiche. La mobilitazione della società civile e l’impegno di questi due colleghi, però, rappresentano un segnale positivo e il metodo più efficace per impedire che un sistema corrotto diventi regola, per restituire a questa magnifica terra argomenti e giustificazioni per un’autonomia invidiata e spesso criticata. “Trentino. L’Italia come dovrebbe essere” recitava un vecchio slogan. Speriamo torni ad essere così. Se lo augura anche Claudio Sabelli Fioretti, autore della prefazione. La farfalla avvelenata racconta dettagliatamente tre inchieste della magistratura, denominate “Tridentum”, “Ecoterra” e “Fumo negli occhi”, sulla bonifica delle cave di Monte Zaccon e di Sardagna, riempite con rifiuti velenosi, e sui fumi delle acciaierie Valsugana, mettendo in mostra la tracotanza, la presunzione e il fastidio nei confronti dei controlli degli amministratori locali.