LAVORO E TRIVELLE: I NUMERI AL LOTTO DI GOVERNO E PETROLIERI

Sparare numeri a caso è diventato uno sport nazionale. Per riportare un po’ d’ordine e di serietà ripropongo un post di Andrea Boraschi, responsabile delle campagne energia e clima di Greenpeace.
“Sulla drammatica crisi occupazionale che verrebbe innescata da una vittoria del Sì al referendum del 17 aprile, queste sono le stime circolate sin qui (collezionate da Enzo Di Salvatore):

– 2.500 posti di lavoro (Comitato “Vota No al No Triv”);
– 5.000 posti di lavoro (Ministero dello sviluppo economico);
– più di 10.000 posti di lavoro (Miceli, Filctem CGIL);
– 10.000 posti lavoro, dei quali 7.000 nel Ravennate (Galletti, Ministro dell’ambiente);
– 10.000 posti di lavoro diretti e 20.000 nell’indotto (Borghini, Comitato “Ottimisti e razionali”);
– oltre 130.000 posti di lavoro, “di cui 32 mila per le attività svolte in Italia e 100.000 nelle attività che le stesse imprese svolgono all’estero” (Carollo, L’Unità).

Le fonti? Non è dato sapere… ma certamente sono molte e variegate.
Giorni fa avevo appreso un dato, sbirciato tra le comunicazioni di un sindacalista, che conteggiava gli addetti al funzionamento delle piattaforme interessate dal referendum. Non l’ho divulgato, ovviamente. Ma è stato confermato il 22 marzo dal Ministro Galletti (fonte ANSA). Gli addetti diretti delle vecchie carrette operanti nei nostri mari sono… 70. SETTANTA.

Fossi del tutto disinteressato alla questione, il 17 aprile voterei comunque Sì: per sanzionare la cialtronaggine grottesca con cui governo e petrolieri disinformano gli italiani”.