Fortemente penalizzata la spina dorsale del sistema produttivo italiano

Il peso di oneri e accise sull’energia in Italia grava fortemente sulle micro e piccole imprese (quelle che consumano fino a 2.000 MWh all’anno.

 “Meno consumi, più paghi” è la regola applicata agli oneri parafiscali.
Le micro e piccole imprese sono costrette a sobbarcarsi la maggiore quota di oneri proprio per finanziare, tra le altre cose, le agevolazioni per le grandi imprese energivore. Il peso di oneri e accise è pari al 27,1% sul prezzo dell’energia elettrica (al netto dell’Iva), una quota quasi doppia rispetto alla media Ue e superiore a quella di Germania (15,1%), Spagna (12,3%) e Francia (8%).
Un evidente ostacolo alla competitività delle piccole imprese, che costituiscono la spina dorsale del sistema produttivo italiano.
Una piccola azienda tessile che nel 2024 pagava un prezzo all’ingrosso di 163 euro/MWh, nel 2025 si trova a dover affrontare un aumento significativo, arrivando a pagare 218 euro/MWh, con un incremento del 34% nei costi complessivi per l’energia.

Non va meglio per le imprese del terziario. Secondo i dati dell’Osservatorio energia di Confcommercio, infatti, nel 2024 la spesa per energia elettrica è aumentata del 51,9% rispetto al 2019, quella del gas dell’80%. Per la bolletta elettrica le categorie più penalizzate sono gli alberghi e i grandi negozi, con incrementi del 53,8%, seguono gli alimentari che pagano il 50% in più.
Per il gas, i maggiori rincari si registrano per gli alberghi (+96,7%), i ristoranti (+88%) e i grandi negozi (+86%).