di Mario Agostinelli – Riporto un sunto del leapmanifesto (il manifesto per un balzo, www.leapmanifesto.org) distribuito dai comitati canadesi che lottano contro l’estrazione di shale gas e fossili e che contiene linee di indirizzo che non solo sono condivisibili, ma forniscono indicazioni per l’unificazione dei movimenti che lottano per un cambio del paradigma energetico attuale e contro i trattati commerciali iniqui come il TTIP. Energia Felice ha sottoscritto il documento.
“Ci stiamo allontanando drammaticamente dai nostri valori: il rispetto dei diritti degli indigeni, l’internazionalismo, i diritti umani, la diversità e la tutela ambientale.
Potremmo vivere in un Paese alimentato interamente da energia rinnovabile, collegati attraverso mezzi pubblici accessibili, dove posti di lavoro e opportunità in questa transizione siano sistematicamente progettati per eliminare razzismo e disuguaglianze di genere. La cura uno dell’altro e la cura del pianeta potrebbero essere i settori dell’economia in maggior crescita. Molte piú persone potrebbero avere lavori con meno ore di lavoro, lasciando molto piú tempo per far fiorire le nostre comunità.
I piccoli passi non ci porteranno più dove avremmo bisogno di arrivare. Pertanto dobbiamo fare un balzo.
Il salto deve iniziare dal rispetto del titolo e dei diritti dei custodi originari di questa terra: le comunità indigene che sono state in prima linea nel proteggere fiumi, coste, foreste e terreni non coinvolti nelle attività industriali. Vogliamo fonti di energia che durino un tempo immemorabile, senza esaurirsi o avvelenare la terra. Le innovazioni tecnologiche hanno reso questo sogno realizzabile. Recenti ricerche mostrano che il Canada può ricavare il 100% dell’energia elettrica da foni rinnovabili entro due decenni.
Non ci sono piú scuse per costruire nuove infrastrutture che ci obbligano ad aumentare l’estrazione nei decenni a venire. La nuova ferrea legge di sviluppo dell’energia deve essere: se non lo vorresti nel tuo cortile, allora non dev’essere nel cortile di nessuno. Questo vale anche per gli oleodotti e i gasdotti; il fracking nel New Brunswick, in Québec e nel British Columbia; l’aumento del traffico di petroliere al largo delle nostre coste; e i progetti minerari di proprietà canadese in tutto il mondo.
È giunto il tempo della democrazia energetica: crediamo non solo nel cambiamento delle nostre fonti di energia, ma anche, ovunque sia possibile, che le comunità controllino collettivamente questi nuovi sistemi energetici.
L’energia generata in questo modo non si limiterà a illuminare le nostre case ma redistribuirà ricchezza, rafforzerà la nostra democrazia e la nostra economia, inizierà a curare le ferite che risalgono alla fondazione di questo paese.
Un balzo verso un’economia non inquinante crea innumerevoli opportunità per tali “vittorie” molteplici. Vogliamo un programma generale per costruire case energeticamente efficienti e per l’ammodernamento delle abitazioni esistenti, che assicuri che le comunità e i quartieri a più basso reddito ne beneficino per primi e ricevano formazione e opportunità lavorative che riducano la povertà nel lungo termine. Vogliamo formazione e altre risorse per i lavoratori dei settori ad alta produzione di carbonio, che assicurino che siano perfettamente in grado di far parte dell’economia a energia pulita. Questa transizione dovrebbe comportare la partecipazione democratica dei lavoratori stessi.
Spostarsi verso un sistema agricolo molto più localizzato ed ecologico ridurrebbe la dipendenza dai combustili fossili, intrappolerebbe carbonio nel suolo e assorbirebbe gli shock improvvisi nell’approvvigionamento globale – oltre a produrre cibo più sano ed economico per tutti.
Chiediamo la fine di tutti i trattati commerciali che interferiscono con i nostri tentativi di ricostruire le economie locali, regolamentare le aziende e fermare i progetti estrattivi dannosi. Riequilibrando la bilancia della giustizia, dovremmo assicurare lo stato di immigrato e la piena protezione per tutti i lavoratori. Riconoscendo il contributo del Canada ai conflitti militari e al cambiamento climatico – elementi chiave nella crisi globale dei rifugiati – dobbiamo accogliere i rifugiati e i migranti che cercano sicurezza e una vita migliore.
Chiediamo che si discuta seriamente l’introduzione di un reddito minimo universale.
Il denaro di cui abbiamo bisogno per pagare questa grande trasformazione è disponibile – dobbiamo solo attuare le giuste politiche per rilasciarlo. Come interrompere i sussidi ai combustibili fossili. Tassare le transazioni finanziarie. Tasse più alte per le corporation e per i ricchi. Una tassa progressiva sul carbonio. Chiediamo incontri municipali in tutto il paese, dove i residenti possano riunirsi per definire democraticamente cosa significhi nelle loro comunità compiere un balzo autentico verso la prossima economia.
Inevitabilmente, questo ritorno a costruire dal basso condurrà a un rinnovo di democrazia a ogni livello di governo, facendo avanzare rapidamente verso un sistema in cui ogni voto conta e il denaro delle grandi aziende è eliminato dalle campagne politiche.
È ora di essere audaci. È ora di fare un balzo!